PASQUA 2006-04-16

Se oggi sono qua con voi è perché credo in questa scommessa, fondamentale per un cristiano: che la vita vince la morte.

Allora vorrei che voi vi associaste alla mia preghiera che è una richiesta di aiuto per un impegno ad operare nella direzione della solidarietà e dell’accoglienza dell’altro.

Pregare perché i miei propositi, le nostre parole belle e plaudenti si traducano ora, subito in atti concreti di aiuto per chi è in difficoltà, a chi grida nel silenzio della propria casa, nel buio della sua notte insonne, la sofferenza dei suoi mali, resi sempre più pesanti dalla solitudine e dall’indifferenza degli altri.

Le nostre preghiere non debbono esaurirsi in atti di devozione con le quali affidare ad intermediari illustri: Madonne e Santi quel impegno etico e giornaliero che spetta a noi, figli della luce, di continuare l’opera della creazione riprendendola da quel settimo giorno in cui il Padre la lasciò per affidarla per sempre all’umanità in una costante evoluzione non solo biologica, ma più ancora di allargamento dei limiti relazionali.

Una nuova cosmogonia intesa stavolta in termini esclusivamente antropocentrici, nascita cioè di una umanità, di gente, di persone, ovvero di un nuovo modo di essere uomo.

Il fratello Albero e il saggio Arturo Paoli ci ricordano che per il cristiano l’essere uomo non è individuo, ma è comunità.

E’ nella comunità infatti che si gioca tutto il mistero, il prodigio della Pasqua cioè della vita che supera la morte.

Ricordate il nostro atto di fede di promessa battesimale: le Beatitudini? “ solo se c’è una comunità di persone che mettono a disposizione dell’altro ciò che sono e quello che hanno allora si può vincere la povertà, la tristezza , l’odio, abbattere in altri termini le asimmetrie sociali ed emozionali tra chi possiede e chi non ha, tra chi è nella gioia e tra chi vive nel dolore e nella tristezza.

I due discepoli videro e cedettero. Ma cosa? Che quella corsa affannosa là fino al sepolcro era stata inutile fatica. Essi con stupore non videro altro che simboli di morte.Gesù il Risorto era divenuto eternamente vivo, perché aveva donato la vita per gli altri. L’Emmanuele “il Dio con noi”, di cui l’angelo aveva preannunziato la venuta, ora vive per sempre negli uomini condividendone la drammaticità della vita e grida aiuto per avere vita, ma per ricambiare vita in abbondanza.